venerdì 18 dicembre 2009

Che cos’è il sacrificio?

Immolare est mola, id est farre molito et sale, hostiam perspersam sacrare, Festo, De verborum significatu
Ma che cos’è il sacrificio?
Nel senso più comune è un atto rituale col quale si offre alla divinità un bene per ringraziare, per soddisfare una regola, per espiare una colpa, per suscitare benevolenza da parte della divinità; il sacrificio mira a stabilire e a perpetuare con la divinità una speciale relazione di sinergia.
Proprio perché esso sfugge alla ragione, si può definirlo come la distruzione di un bene in onore di un dio, prassi religiosa caratterizzata dalla volontà di mettersi in rapporto col divino tramite un’eliminazione. Il senso del sacrificio è in linea ascendente, dalla sfera umana verso quella divina per stabilirne un legame. Gli scopi del sacrificio sono molteplici: i due principali sono la purificazione (ossia la liberazione da qualche colpa) e la consacrazione (ossia il tentativo di persuadere il dio a concedere la sua garanzia alla persona che si consacra, ad esempio, la prassi della circoncisione).
Spesso il sacrificio ha valore simbolico, e bisogna distinguere tra sacrificio cruento e sacrificio incruento, il secondo è più antico, perché il primo presuppone la pratica dell’allevamento (infatti, si sacrifica sempre l’animale allevato, mai quello cacciato).
Qual è il significato del sacrificio?
Tre sono le principali teorie in merito:
a) sacrificio di primizia, con cui si offrono alla divinità beni legati alla vita di cui l’ente supremo stesso è il possessore
b) sacrificio animistico, secondo cui il sacrificio è un dono ad un dio simile all’uomo (pensiamo ai Greci che sacrificano la carne a divinità in tutto e per tutto simili a loro)
c) sacrificio totemistico, dove un gruppo si ritiene discendente dal dio e uccide l’animale sacro per ristabilire il legame divino.
Il sacrificio è irreversibile e l’irreversibilità implica l’impossibilità da parte della ragione di recuperarne il significato. Si ha il sacrificio, quando ci sono un sacrificatore e un sacrificato in rapporto per sempre ambivalente; lo stesso termine, che deriva dal latino sacrum facere: rendere sacro ne dà ragione.
Quali che siano la natura e la modalità dell'offerta, il sacrificio si configura come un atto di rinuncia da parte dell'oblatore e afferma il principio che solo attraverso la privazione di un bene vitale è possibile l'accesso alla sfera divina.
Oggi alcuni teologi danno spiegazioni erronee del sacrificio in genere, anche rifiutando troppo frettolosamente, come se fosse sbagliata, la concezione del sacrificio nelle religioni. Così alcuni lo descrivono come dono di Dio, vale a dire "in linea discendente", confondendolo con i Sacramenti; altri riducono il concetto di sacrificio a quello di memoriale, liquidando con disinvoltura la teologia postridentina invece di approfondirla.
Ripeto il fine del sacrificio e il significato originario della stessa parola "immolazione" (proprio della religione romana: cospargere la vittima sacrificale con la mola salsa, mistura di farro tostato e sale preparata dalle Vestali in tre particolari giorni dell'anno sacrale), non è la distruzione, ma la trasformazione della vittima, renderla sacra (sacrum facere) trasferendola nella sfera divina; è un dono fatto in segno della propria assoluta sottomissione.
In ultimo il sacrificio nella pratica quotidiana dove chi si sapeva sacrificare per valori più alti del suo interesse individuale era considerato una persona superiore, un essere umano degno di stima e rispetto. Oggi si pensa che i sacrifici non siano più necessari e costituiscano un’abitudine superata Rinunce quotidiane che diventavano un modo di vita severo, che abituava le persone a dare molto senza aspettarsi che poco in cambio. Era anche qualche cosa di più: una pedagogia austera che spesso nobilitava le persone, le allenava all’altruismo e rafforzava il loro carattere. Tutt'oggi questi concetti sacri per me presenti intensamente sono scomparsi a fronte di un corollario di impulsi che spingono a nascondere la sacralità della sofferenza, il mistico senso dellaprivazione a fronte di un possesso materiale subitaneo compulsivo e immediato.

R. Girare: Il Sacrificio
R. Falsino: Vita Pastorale
J. Frazer: Il ramo d'oro

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