mercoledì 17 marzo 2010

La resistenza lituana all’invasione sovietica. Episodi dimenticati del dopoguerra

In conseguenza dell'Accordo sul Consiglio di Controllo, la suprema autorità verrà esercitata dalle Potenze Alleate, ciascuna nella propria Zona di Occupazione, secondo le direttive inviate dai Tre Governi ai rispettivi Comandanti in Capo delle Forze Armate degli Stati Uniti, del Regno Unito, dell'URSS e della Francia.
Conferenza di Posdam Art1

Alla fine di agosto del 1939, il Patto Molotov-Ribbentrop tra l'Unione Sovietica e la Germania, permise a Stalin di inglobare nell’Urss le tre Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) e la Bessarabia romena, oltre che a dichiarare guerra e ad invadere la Finlandia che si era opposta coraggiosamente alle pretese territoriali del dittatore comunista. Il 15 giugno 1940, le forze sovietiche penetrarono in Lituania, annettendola il successivo 3 agosto. Nonostante la rapida e violenta epurazione di gran parte della classe dirigente della repubblica baltica, ben presto, nelle foreste del paese, iniziarono a formarsi le prime bande partigiane, composte inizialmente da ex ufficiali e soldati del disciolto esercito, mentre nelle città sorsero le prime organizzazioni politiche clandestine, anche se bisognò comunque attendere un anno per assistere alla prima grande sommossa contro l’invasore. Questa si sviluppò tra il 23 e il 27 giugno 1941, in seguito dell'attacco tedesco all'Unione Sovietica (22 giugno 1941), ed ebbe successo, costringendo i russi, già pressati dall’avanzata della Wehrmacht, ad abbandonare il paese.
Lo LFA, avente struttura e fini prettamente militari, si poneva come scopo ultimo l’indipendenza del paese e la restaurazione dello stato di diritto attraverso la lotta armata contro “tutti gli invasori”.
L’Esercito di Liberazione confidava inoltre che le nazioni occidentali (Gran Bretagna e Stati Uniti) alla fine della guerra, dopo un’eventuale sconfitta della Germania, avrebbero costretto anche Stalin a rinunciare alle sue mire sul paese: speranza destinata tuttavia a rimanere tale. Le aspettative poggiavano soprattutto su un documento, la Carta Atlantica, siglata l'8 agosto 1941 da Churchill e Roosevelt ed avvallata, almeno formalmente, dal dittatore di Mosca. Il documento garantiva che, una volta battuta la Germania, tutte le nazioni occupate nel 1939-1941 dalle potenze in guerra (nella fattispecie Germania e Russia) avrebbero riottenuto la libertà. Ciononostante, nell’estate del 1944, allorquando le forze sovietiche all’inseguimento di quelle tedesche misero nuovamente piede in Lituania vi instaurarono subito un nuovo regime. E tutto ciò in spregio ai propositi e alle indicazioni contenute nella Carta Atlantica.
Nel paese regnava oltre alla fame e alla disperazione provocate dalla guerra, la più totale impreparazione politica e militare.
Nell'estate del 1944, poté risorgere nuovamente il Movimento di Resistenza Nazionale Lituano che, nonostante la dura repressione sovietica, crebbe gradualmente fino a raggiungere la sua massima forza nel 1945. In questo arco di tempo, il lavoro condotto per ricostruire l’esercito clandestino fu enorme, difficoltoso e per certi versi imperfetto sia sotto il profilo organizzativo e operativo. Se da un lato le armi non scarseggiavano (i partigiani ne avevano raccolto un quantitativo considerevole dopo la ritirata tedesca), mancavano gli ufficiali, soprattutto quelli capaci di condurre una guerra guerreggiata, cioè non convenzionale. Inoltre, molti alti graduati non godevano della stima dei combattenti. “


LA PRIMA FASE DELLA RESISTENZA ARMATA
Estate 1944 - Primavera 1946

Durante questo periodo, i gruppi partigiani comandati da ex ufficiali dell’esercito assunsero dimensioni notevoli, anzi eccessive, venendo addirittura strutturati in compagnie e perfino battaglioni. La tattica adoperata da queste unità era di tipo convenzionale con operazioni effettuate, anche in pieno giorno, da reparti numerosi. Tattica quest’ultima che causò ai ribelli perdite molto rilevanti. Per stroncare il movimento ribelle, il Comando sovietico trasferì in Lituania, oltre a decine di battaglioni regolari dell’esercito, due divisioni della NKVD (poi KGB) e quattro reggimenti di Guardie di Confine, forze alle quali si unirono circa 7.000 ausiliari della locale Milizia Comunista, i cosiddetti stribai. Questa massa di uomini, che raggiunse un totale complessivo di oltre 100.000 militari, venne posta agli ordini del “governatore” M. A. Suslov inviato da Stalin in Lituania con il preciso compito di “bonificare e normalizzare il paese” e che si mise in evidenza per la estrema crudeltà dei suoi metodi. Basta ricordare che, nel solo giorno di Natale del 1944, nella regione di Dzukija, gli uomini di Vetrov impiccarono o fucilarono oltre 2.000 civili accusati di appoggiare i partigiani. Per ordine di Stalin, tutti i soldati della NKVD impegnati nei rastrellamenti ebbero permesso di violentare, rubare, torturare ed uccidere civili. Pesante si rivelò anche la politica di repressione voluta dal dittatore di Mosca nei confronti della Chiesa Cattolica lituana, accusata di dare protezione ai partigiani e soprattutto di essere portatrice di “valori contrari al credo marxista”. Nelle campagne, molti loghi di culto vennero trasformati in depositi di grano o addirittura in stalle. Neanche i cimiteri vennero risparmiati dai reparti della NKVD che, in sfregio alla religione cattolica, arrivarono a profanarli, estirpando dalle tombe decine di migliaia di croci.

LA SECONDA FASE DELLA RESISTENZA ARMATA
Primavera 1946 - Fine 1949

In concomitanza con il lento ma inesorabile consolidarsi del potere sovietico, i gruppi partigiani iniziarono a frazionarsi in unità molto più piccole formate da plotoni di cinque, massimo 10 uomini. In questa fase della guerra, i ribelli evitarono di svolgere azioni nelle ore diurne. Solo verso il fare della sera, le pattuglie iniziavano la loro attività, effettuando imboscate e attacchi contro colonne e presidi russi. Rapidamente, anche i raggruppamenti autonomi partigiani operativi in diversi comprensori territoriali accettarono di entrare a fare parte del Movimento di Resistenza, venendo assegnati alle dipendenze di specifici Distretti dipendenti da un Comando Centrale. Ma ciononostante, soltanto nel febbraio 1949 questo processo poté dirsi completato. In questo periodo venne infatti creata una nuova struttura, il LLKS (Movimento dei Combattenti per la Libertà Lituana), avente il compito di coordinare le attività politiche e militari di tutto il movimento clandestino. E uno speciale Comitato facente parte di questo organismo provvide a nominare quale presidente provvisorio della Libera Repubblica di Lituania il generale J. Þeimatis.
Le unità partigiane basavano la propria attività su regole ferree. I reparti erano strutturati come vere e proprie unità di un esercito regolare ed esisteva una precisa gerarchia di gradi. Le truppe, nel limite del possibile, vennero dotate di uniformi militari e di mostrine. Il Movimento di Resistenza si organizzò anche sotto il profilo delle gestione del territorio, nominando responsabili istituzionali incaricati di favorire la propaganda anti-sovietica e di garantire all’interno dei Distretti da essi controllati la normale attività lavorativa dei civili ivi residenti. In questo periodo, i partigiani intensificarono i loro attentati nei confronti dei collaborazionisti e dei Commissari del Popolo che sovrintendevano il sequestro e la collettivizzazione forzata delle terre e delle proprietà: prassi che tra l’altro portò l’economia agricola lituana allo sfascio. Tra il 1946 e il 1949, i partigiani riuscirono, grazie alla connivenza di tipografi e lavoratori del settore cartaceo, a dare alle stampe più di 70 tra giornali e pubblicazioni clandestine che vennero distribuite su tutto il territorio nazionale. Molte delle pubblicazioni avevano come scopo quello di informare la popolazione circa la situazione internazionale e di mantenere l'identità culturale nazionale lituana. Durante questo periodo, il Movimento riuscì a violare la Cortina di Ferro sovietica e ad inviare in Occidente suoi rappresentanti per chiedere aiuti materiali e sostegno politico agli anglo-americani. I partigiani lituani avevano infatti compreso molto bene che da soli non sarebbero stati in grado di liberarsi del regime comunista.


LA TERZA E ULTIMA FASE DELLA RESISTENZA ARMATA
Gennaio 1950 – Inverno 1953

Tra il 1950 e il 1953, il movimento di resistenza entrò nel vortice di una grave crisi che lo avviò ad un progressivo sfaldamento. A determinare questa crisi furono diversi fattori. In primo luogo, gli auspicati aiuti da parte dell’Occidente si concretizzarono in pochi aviolanci di rifornimenti e armi effettuati da aerei anglo-americani privi di matricole decollati dalla Germania Occidentale e dall’isola di Bornholm. Secondo, la progressiva collettivizzazione forzata delle terre e la costituzione di comuni agricole controllate politicamente da Mosca impedì ai partigiani di accedere agli indispensabili approvvigionamenti alimentari. Terzo, la crescente attività degli agenti del KGB e degli addestrati gruppi “anti guerriglia” iniziò a fiaccare i gruppi combattenti, ormai anche a corto di armi e di munizioni, favorendo nel contempo il fenomeno delle diserzioni. Quarto, la gravissima crisi economica innescata dalla collettivizzazione delle terre gettò la classe contadina nella miseria più assoluta rendendola più malleabile ed incline ad accettare le sementi e i viveri “offerti” ad essi dal governo in cambio di delazioni utili per individuare e catturare partigiani. Quinto, le continue deportazioni di massa di civili nei gulag siberiani e il contestuale processo di “russificazione” del paese, indebolì la stessa componente etnica lituana, ridotta quasi alla stregua di una minoranza priva dei diritti più elementari.
Fu per queste ragioni che, verso la metà del 1953, la quasi totalità dei gruppi ribelli accettò di arrendersi in cambio delle amnistie promosse dal governo comunista di Vilnius. In realtà, quasi tutti i partigiani che si arresero spontaneamente non ottennero dalle autorità alcuna clemenza in quanto vennero imprigionati, processati per direttissima, impiccati o spediti nei gulag siberiani. E fu proprio per questa ragione che alcune centinaia di guerriglieri preferirono continuare la loro disperata resistenza ancora per qualche anno, subendo però nuove sconfitte.
Il 30 maggio 1953 i reparti anti-guerriglia sovietici catturarono J. Zemaitis, il Presidente del Presidium del Movimento Lituano per la Libertà. Il leader verrà fucilato il 26 novembre 1954. Per la cronaca, l’ultimo partigiano lituano a cedere le armi fu Ananas Kraujelis che venne ucciso in combattimento il 17 marzo 1965.


BIBLIOGRAFIA:

THE LITHUANIAN NATION IN 1940.1941 AND 1944.1953 MGB (KGB) STATISTICAL INFORMATION
Baltic Defence Review No. 3 V Volume, 2000. Ricerca di Rimantas Zizas
PARTISAN WAR IN LITHUANIA IN FIGURES JULY 1944.1953 MGB (KGB) STATISTICAL INFORMATION
Baltic Defence Review No. 3 V Volume, 2000.
M. Laar, War in the Woods: Estonia’s Struggle for Survival, 1944 – 1956, The Compass Press, Washington, 1992
P. Carrel, Operazione Barbarossa – 21 giugno 1941/18 novembre 1942, primo e secondo volume, Edizioni BUR RCS Libri, Milano, 2000