sabato 8 maggio 2010

Pomigliano d'Arco forse il primo esempio d'operaio-robotizzato


La lettera racapitata alle maestranze dello stabilimento FIAT di Pomigliano d'Arco che illustrava i punti salienti del famoso piano strategico per la produzione della Panda e ricevuta dagli operai pochi giorni prima della festa del lavoro, sembrava una macraba presa in giro.

"È tempo di compiere un balzo nel futuro, futuro di cui sarete ancora voi gli artefici e i protagonisti. Grazie di cuore e buon lavoro".

Queste alcune delle parole contenute che, quasi sarcasticamente accompagnava la busta paga, invero al limite della povertà, dei cassintegrati del Giambattista Vico, firmata dal neo-presidente John Elkann, e Sergio Marchionne, amministratore delegato dell’azienda torinese.

Di lavoro, però, le maestranze di Pomigliano, non ne vedono dal 2008.


Nei prossimi incntri tesi a ristrutturare l'operatività dello stabilimento si parlerà nche di turnazione;ossia all’enorme tasso di flessibilità richiesto agli operai, che stando alle intenzioni dei dirigenti Fiat passerebbero, dagli attuali dieci, a diciotto, con in più una sensibile riduzione della durata delle pause che diventerebbero tre da dieci minuti piuttosto che le attuali due da venti minuti.

L’intero ciclo logistico è stato progettato dal professore giapponese Yamashina, il quale ha fatto visita agli stabilimenti vesuviani della Fiat a fine 2009.
Il rischio concreto di tale progetto è quello di trasformare i lavoratori in vere e proprie macchine produttive, determinandone quella totale alienazione psico-fisica che altri hanno definito come rischio Toyotizzazione.

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