lunedì 30 novembre 2009

30 novembre del 1979 "The Wall"

30 novembre del 1979 usciva, dopo mesi di sala di registrazione, sotto le pressioni sempre più forti dell’EMI, The Wall, doppio concept-album dei Pink Floyd, in cui Roger Waters, autore di quasi tutti i brani, raccontava la vicenda di Pink, personaggio autobiografico, soverchiato da un'esistenza di alienazione e solitudine, isolato sempre di più da tutto e tutti fino a costruire attorno a sé un muro reale oltre che metaforico.
La produzione è però affrettata, al punto che alcune decisioni dell'ultima ora rimescolano la scaletta delle canzoni nell'album. Prova ne sono un paio di errori nella riproduzione dei testi nella doppia copertina del vinile ormai mandata in stampa. E' infatti presente il testo di "What shall we do now", canzone eseguita dal vivo ma assente su disco e sostituita dalla più concisa "Empty space"; il testo di "Hey you", canzone di apertura del secondo di disco, è invece collocato erroneamente a chiusura della terza facciata.

La genesi del disco è nota.
Nel 1977 i Pink Floyd sono in giro per il mondo a suonare "Animals"; la band per la prima volta si esibisce negli stadi, dove decine di migliaia di persone si affollano nelle gradinate, spingono alle transenne, entusiaste, evento eccitante ma per certi versi pauroso per dei musicisti abituati al silenzio dei teatri.
Waters è stanco, sfibrato anche per l’uso sempre più accentuato della droga. A Montreal durante un concerto un ragazzino, in prima fila, inneggia a "Money", la sua hit preferita, sembra essere presente solo per creare confusione. Waters non resiste, non riesce a sopportare quella dalla platea. Cosi lo centra in faccia. E' sconvolto Waters, per quel gesto, sconvolto a tal punto da mettere in moto un processo di catarsi creativa che lo porterà a sviluppare l'idea di un’autobiografia rock.
Ecco quindi trovato il concept, l'idea attorno alla quale costruire la nuova opera, ovvero il muro di incomunicabilità tra l'artista e il pubblico.

Dal punto di vista musicale "The Wall" non presenta particolari innovazioni, anzi è decisamente la battuta d'arresto nella ricerca musicale della band che lungo gli anni 70, non aveva disdegnato percorsi musicali dilatati e inusitati (vedi in per esempio "Animals", che lo si vuole assurgere a ispiratore della new wave).
La complessa e simbolica narrazione rende “The Wall” diverso dai tipici album: sin dai primi ascolti si caratterizza anche e soprattutto come un lavoro musicale che ispira le visioni, l’immagine (da qui la decisione di farne un film).

A trent'anni di distanza la sonorità di “The Wall” non è più così moderna, ma i messaggi sull'alienazione dell'uomo contemporaneo, e l'inquietudine mantengono la loro forza.

Ricordiamo che attorno all’album non possono non ricondursi le storie personali degli ascoltatori diventandone parte, soprattutto ricordando chi ha fruito di tale disco, il pubblico dei 15-16enni. Per questo consistente nel vissuto di chiunque l'abbia ascoltato, anzi per molti “The Wall” ha fatto imparare le sonorità dei Pink Floyd cosicché cominciasse il percorso a ritroso per conoscerne l’attività musicale.

"The Wall" è poi il trionfo delle professionalità sviluppate, negli anni, accanto alla musica rock. Gli ingegneri del suono, i produttori, i creativi del packaging sono protagonisti assoluti in "The Wall" alla pari della sostanza musicale. Da questo punto di vista, "The Wall" è ai massimi livelli storici, Anzi si può definire il brimo album moderno.

Il Disco è caratterizzato da suoni più rock che psichedelici (le quartine suonate sul rullante da Mason In “the Flesh”) evocano un suono più heavy di quello dei precedenti albums. Il disco richiama spesso suoni bellici permeato da violenza (molti i richiami alla guerra, il padre di Waters rimase ucciso ad Anzio nella seconda guerra mondiale) e di oppressione.
Sul disco grava un senso di inquietudine incombente che lo rende a volte.
Come per tutte i dischi che si misurano sulle quattro facciate (è giusto riportare alla dimensione strutturale del vinile l'analisi di un disco la cui uscita è stata pensata per le caratteristiche di quel tipo di supporto) non mancano i momenti di stanca e i passaggi ridondanti. La paranoia di Waters a tratti, soprattutto nella seconda facciata, mette a dura prova l'ascoltatore, ma "The Wall" è da annoverarsi nel ristrettissimo gruppo di dischi che possono fregiarsi del titolo di "opera rock".

"The Wall" è in fondo la colonna sonora che ognuno di noi può adattare ai momenti più difficili della propria vita; un'opera quindi che non ha la sua forza nella profondità e unitarietà del messaggio, che anzi, restando abbastanza in superficie accontenta un po' tutti. E' come un'opera con diversi livelli di interpretazione dove ognuno è libero di spaziarvi in superficie oppure di penetrarvi in profondità

TRAMA
L'elicottero di The Happiest Days Of Our Lives (brano precedente ad Another Brick in the Wall p. II che ne fa da introduzione) evoca scene di guerra che, legate alla morte del padre di Waters (deceduto nel 1944 ad Anzio), dominano la prima facciata dell'album.
Dall'infanzia e dalla prima giovinezza di Pink, si passa - nel lato B del primo disco - al difficile rapporto del protagonista, ormai divenuto un rock-star, prima con la madre, poi con il successo. Intanto il rapporto tra Pink e la moglie si incrina a causa della loro incomunicabilità; il muro ormai si è chiuso. Con esso Pink cerca di proteggersi dalle delusioni, da ogni dolore, ma resta più che mai solo. Tenta di vincere il proprio isolamento, ma inutilmente (Is There Anybody Out There? - Nobody Home). Pink è solo ed in balia dei propri produttori che lo salvano da un'overdose solo per sbatterlo su un palco per il suo ennesimo concerto.
Waters immagina che la massificazione giovanile, la perdita di identità delle masse di adolescenti venga favorita e forse anche sfruttata dalle rock star, il cui seguito acritico potrebbe addirittura far rivivere gli incubi del nazismo. Ma resta l'isolamento del protagonista.
Tale solitudine può essere vinta in un solo modo: analizzare la propria vita, rivedere il proprio percorso. Si apre un processo (The Tria), il cui esito è la condanna, forse dolorosa, forse liberatoria, ad abbattere il muro, ad eliminare le proprie difese, ad esporsi nuovamente ai propri simili.

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