giovedì 26 novembre 2009

Il 25 dicembre


Nel corso della ricerca di informazioni e documenti riguardanti le origini pagane del Natale, quello che stupisce è che la data del 25 dicembre, prima di diventare celebre come “compleanno di Gesù”, sia stata giorno di festa per i popoli di culture e religioni molto distanti tra loro, nel tempo e nello spazio.
Le origini di questi antichi culti vanno ricercate in ciò che è “principio” della vita sulla terra e che “dal principio” è stato oggetto di culto e di venerazione: il sole.
Al centro di questo ciclo c’era l’astro che scandiva il ritmo della giornata, la “stella del mattino” che determinava i ritmi della fruttificazione e che condizionava tutta la vita dell’uomo. Per quest’ultimo, temere che il sole non sorgesse più, vederlo perdere forza d’inverno riducendo sempre più il suo corso nel cielo, era un’esperienza tragica che minacciava la sua stessa vita. Perciò, doveva essere esorcizzata con riti che avessero lo scopo di evitare che il sole non si innalzasse più o di aiutarlo nel momento di minor forza.È proprio partendo da questa considerazione che possiamo individuare le origini dei rituali e delle feste collegate al solstizio d’inverno.

Questo giorno 23, è il giorno quando il Sole (dopo essere apparso nei giorni precedenti nel punto del massimo declino: in inverno) e apparentemente sembra per un giorno intero restare fermo in quel punto del cielo, il giorno dopo, il 24, riprende il suo cammino verso l'alto, ogni giorno di più, fino al solstizio d'estate dove invece si verifica il fenomeno inverso; in poche parole quello dell'inverno significava che il sole giunto nella sua fase piu' debole come luce e calore, non sprofondava nelle tenebre dove sembrava precipitare, ma diventava con la sua vitalita' "invincibile" (invictus) sulle stesse tenebre, "rinasceva", aveva un nuovo "natale".
Appunto il Natale del Sole invictus.

Il solstizio: Solstitiu(m) significa proprio "sole fermo".
In Astronomia sono quei due giorni dove il sole si ferma per invertire il suo moto nel senso della declinazione; è cioe' il punto dove raggiunge la massima distanza dal piano equatoriale.
Per spazzare via il paganesimo la religione Cristiana non potendo abolire questa festa pagana che continuamente celebravano i romani decise di farla coincidere con la nascita di Cristo. La nascita di Cristo, questa festa ricordo, in precedenza si celebrava non senza incontrare molte opposizioni (Origene e Arnobio) il 6 gennaio (Epifania- che significava l'apparizione, mostrarsi ), fu spostata nel IV secolo al 25 Dicembre per soppiantare la festa appunto culturale pagana del "natale del sole invitto" di Aureliano istituita nel 273
E, dato che Natale significa anche "nascita", l'operazione "pulizia pagana" per i sacerdoti del cristianesimo (nel 321) fu molto semplice e divenne la ricorrenza che tutti oggi conosciamo.

Il sole, il simbolo portatore della vita in genere: MITHRA era il dio mesopotamico del Sole gia' nel 1400 a.C. Lo si festeggiava proprio il 25 Dicembre, con la festa del son (vocabolo babilonese) invictis. Nel culto del dio persiano, Mithra (in babilonese chiamato anche Bel) era del resto considerato il figlio del dio supremo: figlio del Sole e Sole egli stesso.Componenti essenziali della religione di Mithra era la salute dell'anima e l'immortalità; una dottrina legata alle idee di salvezza, di purificazione, di immortalità dopo la morte e dopo la fine del mondo.
Il culto conosceva un battesimo, e una specie di pasto sacro, consistente in pane, acqua e vino, e parimenti a ricordo dell'ultimo pasto (ultima cena?) del maestro, Mithra dopo averlo consumato come atto sacrificale, salì al cielo portato dal carro del Sole per unirsi al Sole Nelle tradizioni e ritualita' della festa del Sole troviamo anche molte altre cose in comune con il cristianesimo che certamente mutuò da entrambi i due paesi citati sopra. Sia nei riti, vedi il battesimo, il pasto sacro dove MITHRA dopo averlo consumato salì al cielo col carro del Sole; poi ritroviamo il banco di pietra davanti l'abside, l'altare dove veniva esposto il disco solare; e ritroviamo l'ascesa al cielo per gli eletti cui veniva garantita alla morte -se bevevano la bevanda dell'immortalità- l'ascesa verso le sette sfere planetarie trasportati dal carro del Sole. Altro sibolo le Natale: l'albero è un culto di tutte le religioni arcaiche; è l'albero cosmico della mitologia germanica (Yggdrasil, e la tradizione odierna riparte proprio dai germani), l'albero dei Veda (Asbvatta), l'albero della Vita che Dio stesso mette a dimora nel Paradiso (e da non confondersi con quello della conoscenza - Genesi II-27); è l'albero (babilonese) dei frutti , l'albero dove i primi popoli primitivi (in oriente rappresentava il risveglio della natura) osservarono proprio alla rinascita del sole solstiziale le gemme e il contemporaneo collegamento misterioso della crescenza delle stesse, e ne hanno fatto poi -nella fantasia delle varie religioni come abbiamo visto sopra.La concezione della con-sacrazione ( = dal-sacrificio) era un rituale presente in tutti i riti arcaici delle antiche religione politeistiche, monoteistiche e anche dei riti pagani più lontani nel tempo, ed era concepita -l'offerta sacrificale e la distribuzione ai presenti- come portatrice di speciali forze che andavano ad agire sui presenti sacrificanti, e per questo chiamata "communio" (cioè dividere una cosa con altri - e la cena, il pasto o la semplice assunzione di un frammento dell'oggetto del sacrificio, era il rito per ricevere le speciali forze)L'accostamento al Sole Mithra non era del resto casuale. Giovanni nel Nuovo Testamento affermava "...in Lui era la vita e la vita era la Luce, la luce che splende nelle tenebre, la Luce vera che illumina ogni uomo" (Giovanni 1,4-5 e 9). Tertulliano che scrisse su quasi tutti i problemi che agitavano la Chiesa del tempo, e che coniò molti concetti che dovevano poi essere alla base della dottrina della Trinità e della cristologia, scriveva "...ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perchè è un fatto notorio che noi preghiamo orientati verso il Sole che sorge e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia, a dir il vero per una ragione del tutto diversa dall'adorazione del Sole" (Tertulliano, Ad Nationes I, 13).
La coincidenza con il solstizio d'inverno fece sì che molte usanze solstiziali, non incompatibili con il cristianesimo, venissero recepite nella tradizione popolare. D'altronde non si trattava di una sovrapposizione infondata, perché fin dall'Antico Testamento Gesù era preannunciato dai profeti come Luce e Sole. Malachia lo chiamava addirittura "Sole di giustizia".Insomma nel IV e V secolo, molti cristiani erano attirati da queste feste spettacolari e la Chiesa romana, preoccupata dalla straordinaria diffusione dei culti solari e soprattutto dal mithraismo, che con la sua morale e spiritualità, non dissimile dal cristianesimo poteva frenare se non arrestare la diffusione del vangelo, pensò di celebrare nello stesso giorno del Natale del Sole (Sole Invictus) il Natale del Cristo, come vero Sole. Sostituire cioè la "grande festa" del Sole.
Ancora l'ostensorio della liturgia cristiana, contrariamente a quello che si pensa non prese il nome dall'ostia, ma l'incontrario. Si chiamava ostensorio un millennio prima di Cristo; ostiare corrispondeva a un etimo egizio (e si traslò anche nel latino) e significava mostrare, fare vedere; cioè mostrare il disco solare ai fedeli; la liturgia cristiana conservò anche l'abbassamento del capo, perchè nei primi riti di Aton all'aperto, non era una proibizione guardare il sole, ma era solo un accorgimento, perchè fissando il sole si rischia di perdere la vista. Nei successivi riti trasferiti all'interno dei templi i sacerdoti di Aton ricorsero a un disco d'oro con i raggi attorno; appunto l'ostensorio, elevato in alto (elevazione) ma l'abitudine di chinare il capo rimase, e fu poi successivamente, insieme all'oggetto, traslato anche nel rito cristiano.Ostiare - significa infatti "mostrare" la vittima del sacrificio, ed era la primordiale barbara scena e costumanza nel sacrificare alle divinità i nemici presi in guerra e "mostrarli" al popolo. Il vocabolo rimase anche nell'antico latino; ma il Senato di Roma abolì questa "ostensione" fin dal 657 a.C., ritenendola una usanza indegna di un popolo civile.

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