mercoledì 20 ottobre 2010

Un episodio poco noto della guerra fredda: la guerra SudAfrica-Angola

Il destino della ex colonia tedesca dell’Africa del Sud-Ovest è molto travagliato; al termine della seconda guerra mondiale, il Sud-Africa tentò d’inglobare tali territori (contro il parere dell’ONU) divenendone di fatto la quinta provincia, con rappresentanza al parlamento.
Il Governo sudafricano importò le leggi dell’apartheid in tale provincia incrementando il malcontento della popolazione, sino a che nel 1962 si verificarono i primi casi eclatanti di guerrilla, con la formazione dell’ala armata del partito indipendentista SWAPO; People Liberation Army of Nambia (PLAN).
Nel settembre del 1965 ci fu il primo scontro a fuoco fra contingenti sudafricani e rivoluzionari.
Durante questo primo periodo furono soprattutto la South African Police e la South West African Police (SWAPOL), appoggiate dalla South African Force (SAAF), a contrastare le attività dei ribelli. Ben presto però l'intensità degli scontri fu tale che il governo sudafricano dovette dar vita a una apposita unità di polizia per tentare di marginare questo fenomeno e per sedare le ormai sempre più frequenti rivolte della popolazione di colore in Namibia.
La confinante Angola ospitava molte basi di formazioni ribelli, essendo nel contemo impegnata in azioni di guerrilla contro il Portogallo.
Alla fine degli anni sessanta nacque la counter insurgency unit anche nota con il nome di Koevoet che aveva come compito quello di contrastare le attività dei guerriglieri.
Dopo la c.d. rivoluzione dei garofani il governo di Lisbona riconobbe l'indipendenza dell'Angola.
In vista della indipendenza promessa dal Portogallo, le varie frange ribelli, iniziarono a combattere tra loro per il controllo della capitale Luanda. Quando i guerriglieri presero però anche di mira la diga di Calueque, che era stata costruita dai portoghesi in cooperazione con il Sudafrica per fornire energia elettrica a molte aree urbane in Namibia, l'esercito sudafricano si vide costretto ad intervenire.] Il conflitto originariamente delimitato nella sola Angola assunse quindi carattere internazionale.
Verso la fine del 1975 l'MPLA, appoggiato dall’URSS prese il controllo della capitale dell'Angola. Su richiesta dell’MPLA stessa consiglieri militari cubani e sovietici giunsero nella nazione africana per addestrare truppe, portare mezzi e uomini locali specialmente da Cuba. Gli USA non restarono inetri e la CIA iniziò a passare informazioni all'UNITA ed alla FNLA per contrastare l'MPLA.
Con l’”Operazione Savannah” il SudAfrica esplicitamente invase l’angola per impossessarsi della diga idroelettrica di Ruacana-Calueque. Con l'aiuto dell’FNLA e dell'UNITA, le forze armate sudafricane riuscirono ad assumere il controllo della Benguela railway che avrebbe permesso, in caso di necessità, un rapido ritiro dal territorio, oltre a garantire una via di rifornimento attraverso un territorio impervio e quasi privo di vie di collegamento.
L’MPLA era sempre più approviggionata dall’Unione Sovietica e in breve tempo aveva preso il completo controllo politico del paese.
Il SudAfrica formò la Task-Force Zulu composta da due gruppi di combattimento che infiltrati nell’Angola con opportune operazioni di guerrilla preparassero la strada all’invasione armata vera e propria. In soli 30 giorni la task force Zulu riuscì a percorrere oltre 300 chilometri di giungla, ingaggiando numerosi scontri con guerriglieri dell'MPLA e raggiungendo alla fine del trentesimo giorno la città di Ngunza. gIn supporto furono inviati ulteriori tre gruppi da combattimento.
Assunto il controllo sui punti chiave nelle aree interessate dell'Angola meridionale, si diede inizio all'operazione Savannah. Durante questa operazione, su richiesta del comandante dell'FNLA Holden Roberto, si decise anche di attaccare Luanda.
Il 9 Novembre 1975 l’Artiglieria del SudAfrica bombardò la capitale angolana con obici da 140mm.
Però a causa della scarsa preparazione dei guerriglieri dell'FNLA, l'attacco fu un fallimento e il personale sudafricano si dovette ritirare.
Il Sudafrica ritirò le proprie forze armate dall'Angola, mentre nel frattempo oltre trentamila soldati cubani erano stati inviati da Cuba in Angola su richiesta dell primo ministro
I cubani, avvalendosi di un armamento superiore rispetto a quello delle forze armate sudafricane, costrinsero le truppe dell'Africa Australe a ritirarsi dal paese nel marzo 1976, tale azione fu denominata Oerazione Carlota.
Il Sudafrica, però, non cessò di sostenere l'UNITA nella lotta contro l'MPLA. Nel decennio che seguì, la South African Forces compì numerose operazioni militari in Angola, Zambia, e Mozambico per contrastare una possibile espansione dell'MPLA
Nonostante continue risoluzioni ONU sull’indipendenza della Namibia il SudAfrica continuava a ritenere tale territorio come propria parte della nezione.
Nel 1982 furono gettate le prime basi per l'indipendenza del paese e per dotarlo di una sua costituzione. Un ruolo chiave nel compito di mediatore lo ebbero gli Stati Uniti che, a partire dal 1984, si impiegarono, senza successo, affinché le forze armate del SudAfrica fossero ritirate dall'Angola meridionale.
Il ruolo mediatore degli Stati Uniti fu però sottoposto anche a pesanti critiche, specialmente da coloro che puntavano a ricevere il riconoscimento dell'indipendenza della Namibia a livello internazionale. Nonostante la politica americana promettesse a parole una rapida fine del conflitto, gli Stati Uniti sembravano invece incoraggiare il Sudafrica ad estendere la propria sfera di controllo sui paesi limitrofi, fornendo all'UNITA missili Stinger, missili anticarro e armi di ogni genere per contrastare l'MPLA.
Nel 1987 il governo angolano decise quindi di sferrare una pesante offensiva nel sud del paese per ritornare in possesso delle regioni meridionali. Nonostante il parere negativo dei consiglieri militari cubani, l'esercito angolano lanciò un attacco in tutta la regione lungo il confine con il Sudafrica. In risposta, l'esercito sudafricano invase nuovamente le regioni meridionali dell'Angola dando il via alle operazioni militari Modular e Hooper e respingendo le forze regolari dell'Angola fino alla città di Cuito Cuanavale da dove era iniziata l'offensiva.
Di conseguenza Cuba inviò 55000 soldati in Angola per respingere le forze armate Sudafricane. I due eserciti si scontrarono nella battaglia di Cuito Cuanavale, la più sanguinosa mai avvenuta in Africa dopo la fine della seconda guerra mondiale. Nonostante entrambe le fazioni rivendicassero la vittoria, in tale occasione le forze cubane riuscirono a respingere gli invasori sudafricani. Le conseguenze furono una forte offensiva nel territorio della Namibia e contro gli impianti idroelettrici di Calueque. Il 27 giugno1988 alcuni MiG-23 cubani, che nel frattempo erano riusciti ad assumere la supremazia aerea dei cieli angolani, bombardarono l'impianto idroelettrico uccidendo 12 soldati sudafricani. Alla fine il governo del Sudafrica propose ai governi angolano e cubano la tregua

Nel 1987 fu presa in considerazione la possibilità di riconoscere l'indipendenza della Cambia.
Cuba ed Unione Sovietica garantirono il ritiro delle loro truppe non appena le forze armate sudafricane si fossero ritirate dall'Angola e promisero di cessare la fornitura di armi all'Angola. Questi accordi, a cui parteciparono da una parte Angola, Swapo e Cuba, dall'altra Sudafrica e Stati Uniti, siglati dopo la richiesta di tregua da parte del governo Sudafricano diedero nuova forza alla risoluzione delle Nazioni Unite che fu poi ratificata nel dicembre del 1988. La repubblica democratica dell'Angola approvò infine nel protocollo di Brazzaville il ritiro delle truppe cubane accettando al loro posto una commissione di osservatori internazionali presieduta da Unione Sovietica e Stati Uniti per il mantenimento della pace. Contemporaneamente il Sudafrica accettò di cedere la sovranità della Namibia alle Nazioni Unite.
Nonostante la garanzia di ricevere l'indipendenza dal Sudafrica la People's Liberation Army of Namibia, uno dei bracci armati della SWAPO, decise di occupare con circa 2 000 uomini una parte dei territori del nord della Namibia per garantirsi il controllo del paese una volta che esso fosse divenuto indipendente. Su consiglio dell' allora primo ministro britannico Signora Thacher che si trovava in visita di stato in Sudafrica, Martti Ahtisaari fece intervenire un piccolo contingente dell'esercito sudafricano per ripristinare l'ordine nelle province settentrionali del paese.
Il periodo di transizione all' indipendenza durò circa undici mesi e fu da ogni punto di vista abbastanza tranquillo.
Il Sudafrica ritirò i suoi soldati dalla Namibia, prigionieri politici furono rilasciati e 42 000 rifugiati si apprestarono a rimpatriare. Nel novembre del 1989 si tennero le prime elezioni che videro la vittoria del partito della SWAPO con il 57% dei voti, a una manciata di voti dalla maggioranza dei due terzi necessaria per modificare la costituzione che era stata approvata dal Sudafrica. All'opposizione andò il partito democratico Turnhalle Alliance che ricevette il 29% dei voti. Infine il primo consiglio di assemblea del neoeletto parlamento, si tenne il 29 novembre 1989.

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