sabato 23 luglio 2011

default USA sempre più prossimo



Le negoziazioni sul piano di riduzione del deficit e del debito si rompono. E lo spettro del default si fa reale con la scadenza del 2 agosto che si avvicina.




Ricordiamo cosa è il default: è l'incapacità tecnica di un'emittente di rispettare le clausole contrattuali previste dal regolamento del finanziamento; può essere formale o sostanziale:
Formale, laddove un'emittente non rispetti determinati indici di copertura o patrimoniali tali per cui il prestito potrebbe subire una significativa modifica del proprio merito di credito;
Sostanziale allorché un'emittente non sia materialmente in grado di corrispondere le rate di interesse o di rimborso del capitale alla naturale scadenza di ciascuna.




Tornando alla notizia, lo speaker della Camera John Boehner abbandona il tavolo e il presidente Barack Obama, pur dicendosi fiducioso che un default non ci sara', apre alla possibilita' e avvia contatti con il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, che venerdi' si e' incontrato con il presidente della Fed, Ben Bernanke, per discutere l'impatto di un possibile default sull'economia e valutare piani di emergenza. Il presidente ''non vuole fare quello che e' necessario per risolvere i nostri problemi'' attacca Boehner. ''Ho offerto un piano straordinariamente giusto con oltre 1.000 miliardi di dollari di tagli.




Il deficit degli stati uniti dopo l’11 settembre è esploso a causa delle spese militari per le guerre in Iraq e in Afghanistan. Oggi ha largamente superato i 14.000 miliardi.
L’eventuale default del Governo distruggerebbe il sistema creditizio per come lo conosciamo noi. I fondamentali tassi d'interesse di riferimento nei moderni mercati finanziari sono i cosiddetti tassi "risk-free" sui titoli di Stato. Rimuovere questo pilastro dal sistema – o creare un alto grado di rischio sui buoni del Tesoro americani – manderebbe in tilt molti contratti privati e ogni sorta di transazione. D'altra parte, molte persone e aziende detengono il loro "rainy day money" (il "denaro per i giorni di pioggia", messo da parte per le emergenze) sottoforma di buoni del Tesoro americano.



Peraltro, le ultime aste dei titoli sono ormai surreali. I titoli si stanno trasformando in carta straccia. La Fed, la banca centrale americana, infatti, acquista il 70% dei titoli emessi dal Tesoro. Si stampano i titoli e se li comprano. Farebbero prima a venderne solo il 30%. Gli Stati Uniti, per continuare a vivere, hanno bisogno di chiedere in prestito ogni giorno 4,5 miliardi di dollari



I fondi del mercato monetario, percepiti come i più sicuri, sono infatti quelli che detengono solo debito pubblico americano. Se il Governo andrà in default, tuttavia, questi fondi scenderanno al di sotto dell'unità e non saranno in grado di mantenere il valore del capitale da rimborsare.
Ne risulterebbe una fuga di capitali - ma diretta dove? Molte banche dovrebbero fare i conti con un problema simile: i loro bilanci verrebbero distrutti da un collasso dei prezzi relativi ai titoli di Stato americani (che rappresenta una forza opposta all'incremento dei tassi di interesse, dal momento che i prezzi delle obbligazioni e i tassi d'interesse si muovono in direzione opposta). Non vi è azienda negli Usa che non sarebbe colpita da un default del Governo - e non vi sarebbe banca o altra istituzione finanziaria in grado di fornire un porto sicuro per i risparmi. Si scatenerebbe una massiccia corsa agli sportelli, a livelli mai visti dalla Grande Depressione, con lunghissime code di risparmiatori che cercano di ritirare più risparmi possibili.



Inoltre, il credito privato scomparirebbe dal sistema economico americano, mettendo la Federal Reserve di fronte a una dura scelta.



Potrebbe subentrare e fornire un'enorme quantità di credito direttamente alle famiglie e alle imprese (come fece Gosbank, la banca centrale dell'Unione Sovietica), oppure stare a guardare mentre il Pil scende del 20-30% - è questa la portata del declino a cui abbiamo assistito nelle moderne economie in seguito a un prosciugamento del credito. Con il settore privato in caduta libera, i consumi e gli investimenti subirebbero un netto calo.



L'abilità dell'America di esportare sarebbe altresì fortemente compromessa, dal momento che sarebbero coinvolti anche i mercati esteri e perché, in ogni caso, se le società di export non ottenessero credito, con tutta probabilità non farebbero produzione.

Nessun commento:

Posta un commento