domenica 16 gennaio 2011

Ancora sulla vaccinazione antiinfluenzale

Oramai siamo in inverno e come al solito stiamo assistendo alla trita e ritrita diatriba sulla utilità della vacinzione contro l'influenzale stagionale (che conterrà, oltre all' H3N2 A/Perth e B/Brisbane, il famoso A/H1N1).

Tema che quest'anno riprende con toni e proponimenti diversi visto l'insuccesso della campagna vaccinale dello scorso anno contro l'influenza pandemica, rifiutata da pazienti e medici. e dai dubbi e le polemiche sulla sicurezza e l'efficacia della vaccinazione.

A proprosito di campagne nazionali di vaccinazioni è di questi giorni la notizia che la Finlandia ha bloccato la somministrazione del vaccino H1N1 nel timore di una relazione tra il vaccino e l'aumento dei casi di narcolessia (il 300% negli ultimi sei mesi tra bambini e giovani).

Anche in Svezia l'Agenzia Nazionale per i farmaci, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni di casi di narcolessia che si sospettano legati alle vaccinazioni, ha informato l'Agenzia Europea per la Medicina (EMA). Un Comitato di vigilanza indagherà sul possibile rapporto causale, dopo analoghe segnalazioni provenienti da altri paesi europei, quali Norvegia, Francia e Germania.

Naturalmente i media guidati dal potere delle multinazionali del farmaco comunicheranno dati sul numero sugli ammalati (quante persone a letto con l'influenza?) e qualche previsione catastrofica sulle vittime. Immancabilmente seguirà qualche comunicazione ufficiale da parte delle autorità sanitarie o delle varie associazioni di medici e specialisti per invitare tutti a vaccinarsi.

La pubblicità commerciale, diretta o occulta si attenuerà solo quando le scorte dei vaccini inizieranno a diminuire. Ma finché i vaccini restano in magazzino, la propaganda rimarrà aggressiva, ed il marketing sempre più diffuso.

Ricodro che l'influenza è impossibile da distinguere da altre forme virali in base ai soli sintomi clinici. Si usa il termine di Influenza-Like Illness per definire le malattie simil-influenzali, di cui la vera influenza, quella verso la quale esiste il vaccino, rappresenta circa il 10% del totale, secondo alcuni studi addirittura solo il 6%. Questa confusione è un motivo di distorsione nella valutazione dell'impatto sociale, della morbilità e della letalità della influenza, che può essere diagnosticata con certezza solo attraverso esami di laboratorio. E' su questo equivoco che si genera molto della propaganda: si trascura di ricordare che il vaccino può immunizzare unicamente dai virus contro cui è mirato.

Prove scientifiche dimostrano che: i vaccini nei bambini al di sotto dei 2 anni sono efficaci come il placebo, cioè niente.

Non vi sono prove che i vaccini riducano la mortalità né tra i bambini e che tra gli adulti.

L'assenza dal lavoro degli adulti occupati è ridotta di circa due ore solamente.

Non vi è correlazione fra incidenza dell'influenza e riduzione della mortalità e copertura vaccinale negli anziani istituzionalizzati.

In realtà le prove di efficacia di cui si dispone sono deboli e le aspettative dei benefici non sono realistiche. La storia della medicina è ricca di trattamenti entrati nella pratica e nella dottrina pur privi di certezze di sicurezza ed efficacia. Il vaccino antinfluenzale è un esempio emblematico della comunicazione imperfetta tra ricerca scientifica e pratica medica. La campagna vaccinale non si basa su evidenze scientifiche, ma sull'intreccio tra l'industria che produce i vaccini, ed istituzioni che adottano scelte e comportamenti spesso all'ombra di conflitti di interesse.

BIBLIOGRAFIA
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