sabato 23 luglio 2011

default USA sempre più prossimo



Le negoziazioni sul piano di riduzione del deficit e del debito si rompono. E lo spettro del default si fa reale con la scadenza del 2 agosto che si avvicina.




Ricordiamo cosa è il default: è l'incapacità tecnica di un'emittente di rispettare le clausole contrattuali previste dal regolamento del finanziamento; può essere formale o sostanziale:
Formale, laddove un'emittente non rispetti determinati indici di copertura o patrimoniali tali per cui il prestito potrebbe subire una significativa modifica del proprio merito di credito;
Sostanziale allorché un'emittente non sia materialmente in grado di corrispondere le rate di interesse o di rimborso del capitale alla naturale scadenza di ciascuna.




Tornando alla notizia, lo speaker della Camera John Boehner abbandona il tavolo e il presidente Barack Obama, pur dicendosi fiducioso che un default non ci sara', apre alla possibilita' e avvia contatti con il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, che venerdi' si e' incontrato con il presidente della Fed, Ben Bernanke, per discutere l'impatto di un possibile default sull'economia e valutare piani di emergenza. Il presidente ''non vuole fare quello che e' necessario per risolvere i nostri problemi'' attacca Boehner. ''Ho offerto un piano straordinariamente giusto con oltre 1.000 miliardi di dollari di tagli.




Il deficit degli stati uniti dopo l’11 settembre è esploso a causa delle spese militari per le guerre in Iraq e in Afghanistan. Oggi ha largamente superato i 14.000 miliardi.
L’eventuale default del Governo distruggerebbe il sistema creditizio per come lo conosciamo noi. I fondamentali tassi d'interesse di riferimento nei moderni mercati finanziari sono i cosiddetti tassi "risk-free" sui titoli di Stato. Rimuovere questo pilastro dal sistema – o creare un alto grado di rischio sui buoni del Tesoro americani – manderebbe in tilt molti contratti privati e ogni sorta di transazione. D'altra parte, molte persone e aziende detengono il loro "rainy day money" (il "denaro per i giorni di pioggia", messo da parte per le emergenze) sottoforma di buoni del Tesoro americano.



Peraltro, le ultime aste dei titoli sono ormai surreali. I titoli si stanno trasformando in carta straccia. La Fed, la banca centrale americana, infatti, acquista il 70% dei titoli emessi dal Tesoro. Si stampano i titoli e se li comprano. Farebbero prima a venderne solo il 30%. Gli Stati Uniti, per continuare a vivere, hanno bisogno di chiedere in prestito ogni giorno 4,5 miliardi di dollari



I fondi del mercato monetario, percepiti come i più sicuri, sono infatti quelli che detengono solo debito pubblico americano. Se il Governo andrà in default, tuttavia, questi fondi scenderanno al di sotto dell'unità e non saranno in grado di mantenere il valore del capitale da rimborsare.
Ne risulterebbe una fuga di capitali - ma diretta dove? Molte banche dovrebbero fare i conti con un problema simile: i loro bilanci verrebbero distrutti da un collasso dei prezzi relativi ai titoli di Stato americani (che rappresenta una forza opposta all'incremento dei tassi di interesse, dal momento che i prezzi delle obbligazioni e i tassi d'interesse si muovono in direzione opposta). Non vi è azienda negli Usa che non sarebbe colpita da un default del Governo - e non vi sarebbe banca o altra istituzione finanziaria in grado di fornire un porto sicuro per i risparmi. Si scatenerebbe una massiccia corsa agli sportelli, a livelli mai visti dalla Grande Depressione, con lunghissime code di risparmiatori che cercano di ritirare più risparmi possibili.



Inoltre, il credito privato scomparirebbe dal sistema economico americano, mettendo la Federal Reserve di fronte a una dura scelta.



Potrebbe subentrare e fornire un'enorme quantità di credito direttamente alle famiglie e alle imprese (come fece Gosbank, la banca centrale dell'Unione Sovietica), oppure stare a guardare mentre il Pil scende del 20-30% - è questa la portata del declino a cui abbiamo assistito nelle moderne economie in seguito a un prosciugamento del credito. Con il settore privato in caduta libera, i consumi e gli investimenti subirebbero un netto calo.



L'abilità dell'America di esportare sarebbe altresì fortemente compromessa, dal momento che sarebbero coinvolti anche i mercati esteri e perché, in ogni caso, se le società di export non ottenessero credito, con tutta probabilità non farebbero produzione.

lunedì 18 luglio 2011

19 Luglio: diciannove anni fa

E' il giorno della memoria.


Diciannove anni un attentato in via D'Amelio uccideva il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.


Per ricordarLo riprorto la Sua ultima lettera scritta proprio qual maledetto giorno.



"Gentilissima" Professoressa,


uso le virgolette perchè le ha usato lei nello scrivermi, non so se per sottolineare qualcosa e "pentito" mi dichiaro dispiaciutissimo per il disappunto che ho causato agli studenti del suo liceo per la mia mancata presenza all'incontro di Venerdì 24 gennaio. Intanto vorrei assicurarla che non mi sono affatto trincerato dietro un compiacente centralino telefonico (suppongo quello della Procura di Marsala) non foss'altro perchè a quell'epoca ero stato già applicato per quasi tutta la settimana alla Procura della Repubblica presso il Trib. di Palermo, ove poi da pochi giorni mi sono definitivamente insediato come Procuratore Aggiunto.

Se le sue telefonate sono state dirette a Marsala non mi meraviglio che non mi abbia mai trovato. Comunque il mio numero di telefono presso la Procura di Palermo è 091/******, utenza alla quale rispondo direttamente.

Se ben ricordo, inoltre, in quei giorni mi sono recato per ben due volte a Roma nella stessa settimana e, nell'intervallo, mi sono trattenuto ad Agrigento per le indagini conseguenti alla faida mafiosa di Palma di Montechiaro.Ricordo sicuramente che nel gennaio scorso il dr.

Vento del Pungolo di Trapani mi parlò della vostra iniziativa per assicurarsi la mia disponibilità, che diedi in linea di massima, pur rappresentandogli le tragiche condizioni di lavoro che mi affligevano. Mi preanunciò che sarei stato contattato da un Preside del quale mi fece anche il nome, che non ricordo, e da allora non ho più sentito nessuno. Il 24 gennaio poi, essendo ritornato ad Agrigento, colà qualcuno mi disse di aver sentito alla radio che quel giorno ero a Padova e mi domandò quale mezzo avessi usato per rientrare in Sicilia tanto repentinamente. Capii che era stato "comunque" preannunciata la mia presenza al Vostro convegno, ma mi creda non ebbi proprio il tempo di dolermene perchè i miei impegni sono tanti e così incalzanti che raramente ci si può occupare di altro.S

pero che la prossima volta Lei sarà così gentile da contattarmi personalmente e non affidarsi ad intermediari di sorta o a telefoni sbagliati.

Oggi non è certo il giorno più adatto per risponderle perchè frattanto la mia città si è di nuovo barbaramente insanguinata ed io non ho tempo da dedicare neanche ai miei figli, che vedo raramente perchè dormono quando esco da casa ed al mio rientro, quasi sempre in ore notturne, li trovo nuovamente addormentati.

Ma è la prima domenica, dopo almeno tre mesi, che mi sono imposto di non lavorare e non ho difficoltà a rispondere, però in modo telegrafico, alle Sue domande.

1) Sono diventato giudice perchè nutrivo grandissima passione per il diritto civile ed entrai in magistratura con l'idea di diventare un civilista, dedito alle ricerche giuridiche e sollevato dalle necessità di inseguire i compensi dei clienti. La magistratura mi appariva la carriera per me più percorribilie per dar sfogo al mio desiderio di ricerca giuridica, non appagabile con la carriera universitaria per la quale occorrevano tempo e santi in paradiso.Fui fortunato e divenni magistrato nove mesi dopo la laurea (1964) e fino al 1980 mi occupai soprattutto di cause civili, cui dedicavo il meglio di me stesso. E' vero che nel 1975 per rientrare a Palermo, ove ha sempre vissuto la mia famiglia, ero approdato all'Ufficio Istruzione Processi Penali, ma otteni l'applicazione, anche se saltuaria, ad una sezione civile e continuai a dedicarmi soprattutto alle problematiche dei diritti reali, delle dispute legali, delle divisioni erediatarie etc.

Il 4 maggio 1980 uccisero il Capitano Emanuele Basile ed il Comm. Chinnici volle che mi occupassi io dell'istruzione del relativo procedimento. Nel mio stesso ufficio frattanto era approdato, provenendo anche egli dal civile, il mio amico di infanzia Giovani Falcone e sin dall'ora capii che il mio lavoro doveva essere un altro.Avevo scelto di rimanere in Sicilia ed a questa scelta dovevo dare un senso. I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma se amavo questa terra di essi dovevo esclusivamente occuparmi.Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressocchè esclusivamente di criminalità mafiosa. E sono ottimista perchè vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarantanni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta.

2) La DIA è un organismo investigativo formato da elementi dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza e la sua istituzione si propone di realizzare il coordinamento fra queste tre strutture investigative, che fino ad ora, con lodevoli ma scarse eccezioni, hanno agito senza assicurare un reciproco scambio di informazioni ed una auspicabile, razionale divisione dei compiti loro istituzionalmente affidati in modo promiscuo e non codificato.

La DNA invece è una nuova struttura giuridica che tende ad assicurare soprattutto una circolazione delle informazioni fra i vari organi del Pubblico Ministero distribuiti tra le numerose circoscrizioni territoriali.Sino ad ora questi organi hano agito in assoluta indipendenza ed autonomia l'uno dall'altro (indipendenza ed autonomia che rimangono nonostante la nuova figura del Superprocuratore) ma anche in condizioni di piena separazione, ignorando nella maggior parte dei casi il lavoro e le risultanze investigative e processuali degli altri organi anche confinanti, e senza che vi fosse una struttura sovrapposta delegata ad assicurare il necessario coordinamento e ad intervenire tempestivamente con propri mezzi e proprio personale giudiziario nel caso in cui se ne ravvisi la necessità.

3) La mafia (Cosa Nostra) è una organizzazione criminale, unitaria e verticisticamente strutturata, che si contraddistingue da ogni altra per la sua caratteristica di "territorialità". Essa e suddivisa in "famiglie", collegate tra loro per la comune dipendenza da una direzione comune (Cupola), che tendono ad esercitare sul territorio la stessa sovranità che su esso esercita, deve esercitare, leggittimamente, lo Stato.Ciò comporta che Cosa Nostra tende ad appropriarsi delle ricchezze che si producono o affluiscono sul territorio principalmente con l'imposizione di tangenti (paragonabili alle esazioni fiscali dello Stato) e con l'accaparramento degli appalti pubblici, fornendo nel contempo una serie di servizi apparenti rassembrabili a quelli di giustizia, ordine pubblico, lavoro etc, che dovrebbero essere forniti esclusivamente dallo Stato.

E' naturalmente una fornitura apparente perchè a somma algebrica zero, nel senso che ogni esigenza di giustizia è soddisfatta dalla mafia mediante una corrispondente ingiustizia. Nel senso che la tutela dalle altre forme di criminalità (storicamente soprattutto dal terrorismo) è fornita attraverso l'imposizione di altra e più grave forma di criminalità. Nel senso che il lavoro è assicurato a taluni (pochi) togliendolo ad altri (molti).

La produzione ed il commercio della droga, che pur hanno fornito Cosa Nostra di mezzi economici prima impensabili, sono accidenti di questo sistema criminale e non necessari alla sua perpetuazione.Il conflitto inevitabile con lo Stato, con cui Cosa Nostra è in sostanziale concorrenza (hanno lo stesso territorio e si attribuiscono le stesse funzioni) è risolto condizionando lo Stato dall'interno, cioè con le infiltrazioni negli organi pubblici che tendono a condizionare la volontà di questi perchè venga indirizzata verso il soddisfacimento degli interessi mafiosi e non di quelli di tutta la comunità sociale.

Alle altre organizzazioni criminali di tipo mafioso (camorra, "ndrangheta", Sacra Corona Unita etc.) difetta la caratteristica della unitarietà ed esclusività. Sono organizzazioni criminali che agiscono con le stesse caratteristiche di sopraffazione e violenza di Cosa Nostra. ma non hanno l'organizzazione verticistica ed unitaria. Usufruiscono inoltre in forma minore del "consenso" di cui Cosa Nostra si avvale per accreditarsi come istituzione alternativa allo Stato, che tuttavia con gli organi di questo tende a confondersi.

giovedì 7 luglio 2011

Rating e Stati Sovrani




Ultimamente i media comunicano con insistenza e con toni drammatici l’andamento della valutazione di stati Sovrani espresse dalle note Agenzie di Rating.

Prima di addentrarci nello spinoso discorso sull’eticità che una Nazione sia non solo valutata da un’agenzia privata (che trae lucro dall’aver espresso un giudizio), ma che abbia il suo futuro condizionato pubblicamente da tale valutazione, vorrei comprendere insieme ai Lettori cosa è il “RATING” e cosa sono le Agenzie di Rating.

Il rating è una misura qualitativa attribuita ad un'emittente (soggetto che offre i propri titoli ai sottoscrittori, rendendosi garante degli obblighi derivanti dalla particolare categoria di appartenenza degli stessi).
Esistono due tipi di rating.

Il rating classico, quello definito di "merito creditizio", nasce per misurare la solidità finanziaria ed economica di un'emittente. Le misure classiche, partono dalla tripla A (AAA) come misura di massima solidità, sino alla B o alla C.

Il rating etico è anch’esso una misura, però nasce per fornire un livello qualitativo dell’emittente in riferimento ad altre questioni, diverse dalle dimensioni finanziarie. Si tratta di una evoluzione operativa, nata nel mondo della finanza, della dottrina della Responsabilità Sociale dell’Impresa (CSR).

Il rating è dichiarato attraverso un voto in lettere, in base al quale il mercato fissa un premio per il rischio da richiedere all'azienda per accettare quel determinato investimento.
Scendendo nel rating aumenta il premio per il rischio richiesto e quindi l'emittente deve pagare uno spread maggiore rispetto al tasso risk-free.

I rating sono periodicamente pubblicati da agenzie specializzate, le principali sono Moody's Standard & Poor's, e Fitch Ratings.

Come si ottiene la valutazione del rating? Per avere un rating, una società deve indirizzare una richiesta precisa a una delle agenzie di rating.
Il servizio è a pagamento.
Ottenuto l'incarico, l'agenzia intraprende l’analisi. L'analista delegato raccoglie informazioni pubbliche (ad esempio, i bilanci), analizza i fondamentali economici e finanziari, incontra i manager per ottenere tutte i rapporti necessari. Solo dopo questa esame è possibile esprimere un voto sull'affidabilità creditizia della società che ha richiesto il rating.

Una volta notificato il rating alla società che ha voluto farsi valutare, si passa alla pubblicazione. La società può chiedere che il rating non venga pubblicato: in tal caso resterà riservato e non di pubblico dominio. In caso di pubblicazione, invece, il rating diventa noto al mercato. Da questo momento in poi l'agenzia di valutazione tiene sotto monitoraggio il rating, per vautare eventuali promozioni o declassamenti.
Un declassamento del rating di aziende o soggetti pubblici particolarmente gravati di debiti, ha l’effetto a breve termine di causare un rialzo degli interessi applicati ai prestiti in corso, e quindi un aumento degli oneri finanziari. Il debitore potrebbe cedere beni immobili e mobili di sua proprietà a prezzi di realizzo, per evitare un inasprimento del rating.

La maggior fonte di finanziamento dei costosi studi che portano a valutare il rating sono le stesse società emittenti oggetto dell'indagine e singoli investitori con molta liquidità. In questi casi, è palese un conflitto d'interessi
Una prima gamma di conflitto di interesse riguarda i soggetti che pubblicano i rating e nel contempo svolgono attività di banca di investimenti, questo potrebbe essere utilizzato nell'interesse della banca ovvero dei clienti per attività speculative in Borsa, o per l'acquisizione di asset a prezzi di realizzo.

Inserisco qui una nota che in principio potrà sembrare non pertinente: il principale ente che “collabora” con una delle agenzie: Moody’s, e la Banca Goldman Sachs, una delle più importanti Banche finanziarie d’America.

Negli anni '80 la banca diviene consulente di molti governi intenti a cominciare i processi di privatizzazione di molte aziende statali, e sempre in quegli anni acquisisce la J. Aron & Company per potenziare la propria presenza sul mercato delle materie prime.
Nel 1986 viene quotata anche a Londra e a Tokyo e nel contempo gestisce la quotazione in borsa di Microsoft e assiste General Electric nell'acquisizione di RCA.

Sin qui un po’ di nozioni di finanza.

Ma iniziamo a entrare nella storia più recente intorno agli anni Settanta il finanziamento del debito pubblico ha cominciato ad avvenire in modo consistente sui mercati internazionali.
Da sempre il finanziamento avveniva con l’emissione di valuta (da cui era essenziale l’intermediazione delle banche per non creare una spinta inflazionistica), ma poi si è passati alla produzione dei cosidetti bond, inseriti sempre più nel mercato finanziario internazionale, comprate e vendute da vaste categorie di investitori.

L’essere esposti implica la possibilità di giudizio, il giudizio (se positivo) incrementa la stima ed ecco che certi governi di stati “forti” o potenti hanno chiesto tale valutazione
Qual è la conseguenza? Che le tre Agenzie lentamente sono divenute di fatto la massima autorità nel giudicare gli Stati sovrani, misurano la fiducia che bisogna avere nella loro capacità di ripagare i debiti.
Pochi sanno cosa accade "in cucina", finché le e-mail segrete e le confessioni degli ex manager pentiti hanno reso pubblico un panorama di incompetenza, collusione, conflitti d'interessi.

Il loro potere è enorme: un declassamento del voto di solvibilità di uno Stato, muta la sensazione di rischio degli investitori che di conseguenza pretenderanno profitti più alti sui titoli per controbilanciare la minore fiducia.
Più alti tassi manifesta un aggravamento dei conti pubblici, di conseguenza tagli ai servizi sociali o aumento delle imposte. L'intera agenda politica di un governo, e il consenso dell'opinione pubblica, subiscono effetti profondi dai rating.

La risultato e’ che il rating di uno Stato Sovrano dipende in misura maggiore dall’analisi della politica economica piuttosto che dall’uso di complicati modelli econometrici. Cosicche’ la valutazione viene influenzata dal giudizio di analisti in merito alla stabilita’ del sistema politico e dell’attività pubblica e privata dei politici, e dall’analisi delle potenziali prospettive delle esportazioni della nazione.
Le agenzie di rating quotano il valore di credito di uno Stato emittente condizionando, quindi, indirettamente la valuta dell’area economica oggetto del rating.
I mercati reagiscono non solo ad eventuali promozioni o bocciature, ma anche ai credit watch, warning e revisioni della prospettiva sul debito sovrano.

Una dequalificazione non indica l'anticamera della bancarotta. Ma quasi meccanicamente fa alzare i rendimenti necessari per disporre Buoni del Tesoro sulla piazza.
Quindi accresce il costo del debito pubblico, in una situazione già delicata per gli equilibri di bilancio.
Chi mai ha dato questo potere smisurato alle agenzie di rating? In sintesi i governi stessi. Sorprendente, no?.

Adesso che ci si è reso conto di aver creato un "mostro", non è facile tornare indietro. Tutti sono alla mercè dei rating; per esempio il Procuratore generale della California Jerry Brown accusa Moody's di "distruggere questo Stato". A New York la minaccia di un declassamento da parte di Moody's costringe il governatore a licenziare insegnanti e tagliare fondi agli ospedali. Nel maggio 2009 la minaccia che Standard&Poor's tolga una "a" alla Gran Bretagna, ha fatto precipitare del 3% in poche ore la Borsa di Londra.

Sia Moody's che Standard&Poor's sono dunque un oligopolio che accumula profitti grazie al ruolo di arbitri tale profitto è gestito dalla Banca Goldman Sachs, che non solo cura gli interessi delle su citate agenzie, ma entra in modo importante nella gestione di Titoli di stato di numerose Nazioni.
Sfrutto l’occasione per fare un escursus su“dipendenti” della Banca Goldman Sachs passati alla funzione pubblica di una nazione: l’Italia.
• Romano Prodi, da consulente Goldman Sachs a Presidente del Consiglio in Italia
• Mario Draghi, da Vicepresidente Goldman Sachs a Governatore della Banca d'Italia
• Mario Monti, dalla Commissione Europea sulla concorrenza alla Goldman Sachs
• Massimo Tononi, dalla Goldman Sachs di Londra a sottosegretario all'Economia nel governo Prodi del 2006
• Gianni Letta, membro dell'Advisory Board di GS è nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Berlusconi (2008)
Oramai il mondo è regolato esclusivamente dai principi di mercato ed è in base a questi stessi principi che i governanti oggi, invece di chiedersi in che cosa il sistema sia sbagliato e cominciare a cambiarlo, insistono nell’esortare i cittadini a spendere in funzione del mercato, annientando così perfino quel buon senso che di solito guida l’uomo intuitivamente verso la salvezza prima di cadere nell’abisso.
Una nazione quindi non è più sovrana perchè innestato un ciclo ci controllo questo non si può più interrompere. L’Europa è ancora più fragile in quanto giovane, discoesa e appetibile a grandi speculazioni.
Come noto le conclusioni no le voglio trarre, mi piace far riflettere.





SCALE DI VALUTAZIONE RATING





Standard & Poor's
AAA Elevata capacità di ripagare il debito
AA Alta capacità di pagare il debito
A Solida capacità di ripagare il debito, che potrebbe essere influenzata da circostanze avverse
BBB Adeguata capacità di rimborso, che però potrebbe peggiorare
BB, B Debito prevalentemente speculativo
CCC, CC Debito altamente speculativo
D Società insolvente





Moody's





Aaa Livello minimo di rischio
Aa Debito di alta qualità
A Debito di buona qualità ma soggetto a rischio futuro
Baa Grado di protezione medio
Ba Debito con un certo rischio speculativo
B Debito con bassa probabilità di ripagamento
Caa, Ca, C Società insolvente





Fonti essenziali




mercoledì 6 luglio 2011

TAV il mio pensiero



Una veloce e spero neutra disamina sulla situazione per rendere meno “ignoranti” i lettori.

E’ noto che la Valle di Susa ospita la linea ferroviaria internazionale del Frejus il cui binario di salita è stato terminato solo nel 1984, sede sempre, di lavori di ampliamento ed ammodernamento.
Sino al 2000 è stata la seconda ferrovia come volume di traffico con l’estero, poi ha cominciato a calare ed a perdere posizioni. I lavori effettuati tra il 2002 ed il dicembre 2010 l’hanno riportata ai migliori livelli di funzionalità tra i tunnel ferroviari esistenti, ma nella tratta alpina è stata comunque utilizzata mediamente per meno di un quarto della sua capacità.

Una grande opera o è fortemente utile o è fortemente dannosa, perché richiede investimenti che vengono sottratti ad altri capitoli di spesa e perché ha un forte impatto sul territorio che la ospita. La questione fondamentale del progetto della nuova linea ferroviaria Lione-Torino, che è anche la più costosa opera pubblica mai progettata in Italia, è la sua inutilità, perché le ipotesi di traffico su cui si basa sono state smentite dalla realtà dei fatti, che mostrano una inarrestabile caduta dei movimenti di merci e di passeggeri sulla sua direttrice.
Infatti al traforo del Frejus, il traffico merci della ferrovia esistente è sceso nel 2009 a 2,4 milioni di tonnellate.
Si tratta di poco più di un decimo del traffico di 20 MT che erano previsti all’orizzonte del 2010, dalla dichiarazione di Modane dei ministri dei trasporti italiano e francese. La caduta dei traffici ha spinto l’Austria a mettere una moratoria di cinque anni sul progetto del traforo ferroviario del Brennero i cui lavori dovevano iniziare nel 2011.
E’ la premessa ad una sua definitiva cancellazione, perché negli ambienti governativi non ci si fa illusione su un miglioramento della situazione e gli investimenti sono stati indirizzati su opere minori.
Se ci si è fermati sulla direttrice del Brennero dove, all’interno del traffico totale, il transito internazionale è di 39 MT, come si può continuare su quella del Frejus, dove il transito è di soli 2.5 MT?

Importante è anche riflettere sulla situazione economica del progetto: al gennaio 2006, il costo totale era stimato di 13,950 miliardi di euro con un aumento valutati il 33% della cifra totale.
Il 63%, di questa cifra, che è a carico dell’Italia, corrisponde a 8,8 miliardi che, sommati ai 2 miliardi di euro di opere tecnologiche, fa un totale di 10,8 miliardi di euro; ciò vuol dire che un Km di ferrovia costa ad oggi 250 milioni di euro.
Ancora considerimo il lato occupazionale: ad agosto 2010 si stimava una occupazione media di 1020 unità lavorative su una durata media di 7 anni. Stimando corretta la previsione di spesa ciò significa che ogni adetto ai lavori costerà di 9 milioni di euro in 7 anni di lavori. L’economista Marco Ponti, insieme ad altri, ha calcolato che sulla base dei soli preventivi esistenti, la Torino-Lione costerà 1300 euro per ogni famiglia media italiana di quattro persone.
Le previsione di sviluppo. Un progetto analogo la cosidetta Autostrada ferroviaria con i Modalohr è stata un completo fallimento: i TIR completi, per cui è stata costruita, sono solo una piccola quota dei ridottissimi traffici che riesce a catturare. Il resto sono semirimorchi di merci pericolose che viaggiavano sulla ferrovia già da prima, con due treni che sono stati soppressi per darle spazio. Tutto compreso, l’A.F.A. ha trasportato 15- 17.000 mezzi all’anno: contro gli 800.000 che passavano nel tunnel autostradale del Frejus. Il che vuol dire che è riuscita ad assorbire solo il 2% del traffico su strada anche nelle condizioni più agevolate; ma il fallimento è soprattutto nel deficit di gestione: nei primi sei anni, i due stati hanno versato 45,5 milioni di euro ciascuno. Questo importo, sommato al deficit di bilancio e diviso per 15.000 - 17.000 viaggi all’anno, dà un deficit di 1.000 euro a carico delle finanze pubbliche per ogni viaggio di camion sulla Autostrada Ferroviaria, in aggiunta ai circa 300 euro che paga l’autista.

Come si è progettata l’infrastruttura: la stazione internazionale di Susa non avrà la connessione con la linea attuale, ed a Chiusa di San Michele, 20 km più a valle, esisterà una interconnessione tra le due linee, ma senza stazione. Ovviamente, a Saint-Jean-de-Maurienne, sul lato francese, la stazione coincide con l’interconnessione per consentire un proseguimento dei treni o l’immediato passaggio da uno all’altro
Ma la Val di susa è un territorio depresso o non utilizzato economicamente? No perchè è stata per 40 anni oggetto di cantieri per grandi opere: la diga internazionale del Moncenisio, il raddoppio della ferrovia e dei tunnel ferroviari, il tunnel autostradale e l’autostrada del Frejus, poi l’impianto e la centrale idroelettrica di Pont Ventoux.
Cosa può accadere a incrementare il lavoro cantieristico? Il sovraccarico di opere di attraversamento e di cantieri in aree residenziali produce il cosiddetto “effetto Bronx”, dal nome del noto quartiere di New York che, tra le due guerre, è passato da zona urbana con i più ampi parchi della città a luogo simbolo del degrado. Quando rumori e disturbo superano una certa soglia, la popolazione originaria non accetta più il costo dell’affitto e si sposta, facendosi sostituire da una che accetta il disturbo perché può pagare di meno.
La Torino-Lione non incrementerà l’occupazione: le imprese dei grandi cantieri si impiantano come un paese autonomo in tutto e per tutte le forniture dipendono da grandi contratti. Ai locali restano pochissimi posti e pochi lavori marginali.
Ancora lo smaltimento dei materiali di scavo La previsione di volumi totali scavati sono di 18,4 milioni di metri. Il progetto prevede un riutilizzo di 8,7 milioni di metri cubi, pari al 47% ma, in mancanza di giustificazioni, tale percentuale appare troppo alta considerando che nei progetti precedenti la quota di riutilizzo era intorno al 27%. Tenendo buona questa percentuale il riutilizzo è di 5 milioni di metri cubi. Il restante non si sa ancora dovre sarà destinato.

Mi fermo, solo numeri per poter riflettere con calma.






Fonti varie dalla rete